Biographia

Si è laureata in Farmacia nel 1998, presso l’Università Americana del Libano, specializzandosi poi in Farmacia clinica ( Pharm-D).

Trasferitasi in Italia, ha seguito tra il 2004 ed il 2008, un ulteriore programma di specializzazione quadriennale in farmacologia applicata presso l’Università di Firenze, reparto di farmacovigilanza e sorveglianza del farmaco per la valutazione della ricerca, e dal 2012 al 2014 ha ottenuto il Master in International Programme in Addiction Studies, IPAS, corso partecipato dalla Virginia Commonwealth University, dal King’s College London e dalla University of Adelaide, e raccomandato dalla NIDA, l’istituto Nazionale Americano sull’Abuso della Droga.

Nel corso degli anni, valendosi di un sapere sempre crescente, ha ideato e sviluppato in modo autonomo una serie di iniziative e progetti particolarmente significativi.

Già nel 2006, dopo aver vinto una borsa di studio in qualità di farmacista del Centro Regionale di Farmacovigilanza a Firenze, ha elaborato un progetto originale dedicato alla "Farmacovigilanza nei Paesi del Medio Oriente” mirato allo sviluppo ed al monitoraggio del profilo di sicurezza del farmaco. Il progetto è stato presentato nel febbraio 2008 alla responsabile della garanzia della qualità e della sicurezza dei medicinali per l’OMS, (Organizzazione Mondiale della Sanità) a Ginevra, ed al Direttore Affari Esteri, Capo ufficio Programma OMS, Centro di Monitoraggio di Uppsala UMC.

Nella scia di questa iniziativa, sempre nel 2008 a Doha, in Qatar, ha illustrato "Setting up a Pharmacovigilance Center in Qatar & the GCC countries”, un lavoro implementato in collaborazione con il capo del Dipartimento di tossicologia & DIC ed il dipartimento di Farmacia ospedaliera dell’Hamad Medical Center HMC.

Nello stesso anno, a Uppsala, in Svezia, ha partecipato, rappresentando il Libano per la prima volta in questo contesto, al "WHO Programme for International Drug Monitoring, UMC-WHO”.

Nuovamente in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ha compiuto dal 2009 al 2011 una ricerca clinica sulla farmacovigilanza nella popolazione pediatrica e coordinato un progetto pilota sulla computerizzazione del sistema di riferimento delle reazioni avverse da farmaci negli ospedali pediatrici.

In questo periodo, è stata incaricata dalla Scuola Internazionale di Firenze, di sviluppare un programma di prevenzione antidroga per la scuola. Da qui, la decisione di approfondire l’argomento partecipando al Master IPAS.

La storia di Sana, per ora, è giunta qui. Ma nuovi progetti sono in corso di elaborazione…

Prendi il piacere, ma solo se non ti fa male (Epicuro)



Come è nato il mio sogno.

Due parole con Sana.

Un bel giorno del 2001, un aereo bianco e rosso partito da Beirut atterra in Italia. Ne scende Sana. Ha in valigia una laurea in farmacia e un sogno.

È stata una scelta fatta col cuore, ma anche ragionata, per approfondire i miei studi in ambito clinico. Quasi subito, ho iniziato anche a lavorare in una farmacia comunale. Poi l’arrivo un po’ complicato del mio primo figlio, mi ha costretta a ridurre i carichi di lavoro e a interrompere questa prima esperienza molto formativa.Ho proseguito invece gli studi all’Università di Firenze dove, visto il mio profilo professionale, mi hanno indirizzata verso un Dottorato applicato in Farmacologia, unità di Farmacovigilanza.

Altri quattro anni di studio.

Esatto. Durante il corso di specializzazione in Farmacologia ho vinto una borsa di studio che mi ha consentito di lavorare per la Regione Toscana e questo ha rappresentato la seconda svolta della mia vita professionale, perché ho avuto modo di entrare in contatto con l’Uppsala Monitoring Center dell’OMS.A questo punto, l’idea di sviluppare un mio progetto originale di Farmacovigilanza in Medio Oriente ha preso forma e nei miei frequenti viaggi in Libano ho avuto modo di perfezionarne la struttura complessiva del progetto estesa a vari Paesi del Golfo.E’ stata un’esperienza interessante presentare il progetto all’OMS a Ginevra. E realmente bello ricevere apprezzamenti ed essere incoraggiata a presentarlo anche al successivo Congresso annuale di Farmacovigilanza a Uppsala.

In Svezia, il destino ha bussato alla tua porta, facendoti conoscere Edward Napke.

Un incontro molto importante per la mia vita. Napke è uno studioso tra i più quotati al mondo, a cui si deve, con pochi altri, la creazione del concetto stesso di farmacovigilanza. Ed è solo grazie al suo contributo di esperienza di oltre 50 anni di lavoro, che la mia preparazione professionale si è evoluta fino a essere quella che è attualmente. Apprezzando il mio sforzo, Il Professor Napke mi ha incoraggiata infatti a sviluppare un altro mio progetto, sempre nell’ambito della farmacovigilanza, ma questa volta pediatrica e rivolto al mondo intero. Questo perché la questione della sicurezza dei farmaci è ancora più importante nel contesto pediatrico, in quanto più della metà dei medicinali utilizzati nella cura dei bambini viene prescritta su una base off label o fuori dalle comuni indicazioni dato che non sono stati adeguatamente testati e/o formulati o autorizzati per l’uso pediatrico.

Un’idea evidentemente interessante se è stata accettata dall’Ospedale Meyer di Firenze.

E anche con entusiasmo. Lo stesso che ha mosso me per due anni, durante questa esperienza che in pratica ha rafforzato il sistema di farmacovigilanza dentro l’ospedale operando in stretta collaborazione con il reparto di tossicologia e il reparto di farmacia ospedaliera.

A questo punto, non contenta di muoverti tra congressi internazionali ed ospedali, ti sei rivolta anche alle scuole.

La Scuola Internazionale di Firenze mi ha chiesto di sviluppare un progetto di prevenzione delle dipendenze, sapendo che ero farmacologo e che lavoravo nell’ambito della farmacovigilanza, mi hanno vista come un tossicologo a cui dare incarico di studiare un programma di prevenzione. Cosa che ho fatto, con la collaborazione di un tossicologo nei momenti di divulgazione. Ho coordinato il tutto con la stretta collaborazione con personale della DEA, la Drug Enforcement Agency.È stata ed è tuttora un’esperienza davvero interessante.

E qui, nuova svolta professionale.

Sì, perché la DEA mi ha consigliato di rivolgermi al loro referente scientifico, la NIDA, National Institute on Drug Abuse, che a sua volta mi ha indirizzato verso il Master IPAS. Due anni di studio intenso che hanno arricchito la mia cultura ed aumentato il mio sapere professionale, dandomi la possibilità di condividere il corso con persone provenienti da tutto il mondo. Una curiosità, anzi due. Molti degli iscritti erano agenti della stessa NIDA, e io, a parte alcuni inglesi, ero l’unica europea. IPAS mi ha aiutato a capire il mio comportamento nei confronti del cibo. Più che imparavo sulle dipendenze più che vedevo in me stessa una forma di dipendenza, dipendenza dal cibo! Acquisendo gli strumenti per affrontare, sono stata in grado di aiutare me stessa. Ecco perché dopo il master ho voluto fondare SanaFirenze, un team multi-disciplinare di professionisti che lavorano nell’ambito della dipendenza. In poche parole, ho cercato di dare ai miei pazienti tutto quello che avrei voluto trovare quando ero dipendente dal cibo.

Ora Sana, diversi anni dopo il viaggio di partenza, riprende il volo. Dove vai questa volta?

Come già menzionato, a curare le dipendenze. In particolare le dipendenze provenienti non solo da sostanze (droga, alcol, farmaci, nicotina, ecc.) ma anche dalle scelte di stile di vita correlate al cibo, elettronica, gioco d’azzardo, gaming, sport, scommesse, ecc. Lavorare su queste abitudini PICCOLE ma ripetitive nella nostra quotidianità, può avere un GRANDE effetto sulla qualità della nostra vita. Io lavoro su due livelli, uno di prevenzione e l’altro di tutoring e aspetto clinico.

In che modo?

Da un lato, voglio diffondere una cultura della responsabilità verso sé stessi e verso gli altri. Il senso del limite, il sapersi amministrare gestire, il concetto di moderazione, tutti fattori non innati nell’uomo. Devono essere comunicati, spiegati con i giusti mezzi. E questo lavoro dà i frutti migliori quando si comincia a seminare con i bambini, anche se è chiaro che è altrettanto indicato per adolescenti e adulti. Workshop, seminari, lezioni, conversazioni, Tv/radio sono gli strumenti che utilizzo nelle scuole, presso associazioni, comunità, centri di aggregazione. Ecco alcuni esempi delle mie attività finora svolte: Workshop dal titolo Fast/Slow Food presso l’Università Gonzaga di Firenze con la partecipazione dello Slow Food di Firenze, intervento come ospite invitato al corso di cibo e vino presso l’Università CEA di Firenze, Programma di prevenzione dall’uso di sostanze presso la Scuola Internazionale di Firenze, ho avuto esperienza con il gruppo medico del centro bariatrico in Libano, Workshop dal titolo "dipendenza dal cibo & il ruolo delle dietiste nel recupero”con le dietiste del centro SWS in Libano, Interventi presso il servizio sanitario nazionale in UAE, collaborazioni con la polizia di Dubai ed il centro nazionale di riabilitazione in Abu Dhabi, interventi in Televisione e radio (TADÀ,VIBS…)

Poi c’è la parte terapeutica.

Certo. Quando una persona è vittima di una dipendenza. Sovrappeso, obesità, bulimia, anoressia e magrezza eccessiva. Quante volte ne abbiamo parlato? Quante volte abbiamo riconosciuto i sintomi inquietanti di questi disturbi in persone a noi care, in bambini, in giovani, in adulti, o addirittura in noi stessi?Noi conosciamo I sintomi, già, ma le cause? Analisi, diete, medicinali, esercizio fisico… esistono modi codificati per affrontare il problema. Ma se fosse pura dipendenza? Oggi finalmente, possiamo contare su un diverso approccio al problema che individua con precisione se la natura del disturbo è riconducibile a dipendenza, appunto, per intervenire in modo adeguato.

‘Sovrappeso dovuto al fatto di mangiare per noia/rabbia/stress’, ‘spilluzzicare’, ‘mangiare fuori pasto/cibo spazzatura/fast-food/snacking’, ‘desiderio spasmodico di assumere cibi dolci/pane/pasta/pizza’, ‘le abbuffate notturne’, ‘i problemi legati al peso durante la menopausa’, ‘restrizione alimentare’, ecc. Ponetevi quindi le seguenti domande:

Sai perfettamente cosa si dovrebbe e non dovrebbe mangiare, conosci il valore del cibo ed hai capito anche che si dovrebbe fare un po’ di attività fisica. Semplicemente non sei in grado di mettere tutte queste idee in pratica anche se sai che la tua vita cambierebbe? Trovi conforto nel cibo? Quante volte non hai potuto mantenere la perdita di peso ottenuta seguendo una dieta oppure interventi chirurgici? Stai prendendo farmaci che ti fanno ingrassare con accumulo soprattutto sull’addome? Hai un irrefrenabile desiderio di dolci durante la fase premestruale?

Ma tu come operi?

I programmi sono personalizzati sulla base delle esigenze di ogni singolo paziente e suddivisi in cinque fasi:


Fase 1-Primo colloquio con il paziente:

Ascoltare e costruire un rapporto di fiducia sono le chiavi!

Compilare insieme delle schede che sono state fatte dalle linee guida internazionali e l’input di sei professionisti ben conosciuti: tossicologo, psichiatra, psicologo, nutrizionista, pediatra e farmacologo.

Andiamo ad identificare insieme qual è la tua droga? È: ‘mangiare per noia/rabbia/stress?’, ‘Dolci/Pasta/Pizza?’, ‘spilluzzicare’, ‘restrizione alimentare’, ‘le abbuffate notturne’, ‘Snacking’, etc.


Fase 2-Separatamente vado ad effettuare una valutazione basata sull’anamnesi e sulle tue condizioni fisiche e psicologiche insieme ai risultati del primo colloquio.


Fase 3-Programma personalizzato:

Ora che abbiamo la definizione della tua ‘droga’ e i tuoi obiettivi, possiamo identificare i tuoi ‘outcome parameters’ ovvero i parametri per valutare i risultati siccome questo programma è inteso ad ottimizzare gli aspetti del tuo stile di vita e non soltanto il problema legato al peso. Chiamiamolo ‘tutoring’ piuttosto che ‘trattamento’ perché il problema principale con la dipendenza è la mancanza di consapevolezza e quindi una volta sei formato e hai avuto le competenze per il ” know-how ", sarai in grado di identificare il modo per andare nel senso opposto alla dipendenza seguendo il tuo ritmo!


Fase 4-Secondo colloquio con il paziente:

Essenziale per discutere il programma personalizzato e operare le necessarie modifiche anche sulla base delle tue esigenze.


Fase 5-Follow up:

Di solito raccomando un controllo a 3 e 6 mesi per mantenere il successo del programma e prevenire le eventuali ricadute previste nei casi di dipendenza.

Quindi ogni paziente è davvero una storia a sé.

Certo. Tutti i miei pazienti sono riconosciuti come individui, ascoltati, compresi, aiutati. Il paziente è protetto in un ambiente adeguato alla sua specifica situazione e, ovviamente, con un segreto professionale totale. Firmando il contratto che segue le linee guida Europee sulla privacy. È uno dei punti di forza del mio programma: rispetto assoluto della privacy, piena discrezione, che significano poi anche rispetto del paziente e della sua famiglia.


Il sogno di Sana quindi si è avverato.

Sì, il mio era e è un sogno di libertà: capire e aiutare gli altri a evitare le dipendenze o a uscirne. E si è concretizzato. Non è un caso se nel logo della mia organizzazione, oltre al giglio che richiama la mia città adottiva, figura un gabbiano fra mare e cielo. In definitiva, desidero che ogni paziente che si affida a me, sappia liberarsi, spiccare il volo da solo, come ho fatto io tanti anni fa salendo su quell’aereo in cerca di un orizzonte nuovo.

"L’opposto della dipendenza non è la sobrietà, l’opposto della dipendenza è la connessione.Il miglio sé possibile! L’obiettivo è il progresso, non la perfezione, perché nessuno di noi sarà mai perfetto. Non astinenza ma ritrovare noi stessi ed andare avanti, progredire sempre!”

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